Voce, respiro, suono, vita di Ilaria Peretti

La voce… come potrei definirla, profondissima emozione, antica pulsione, processo di coscienza di sé, vita, ancora prima che suono, conoscenza intima delle cose; chi comincia questo lungo studio d’osservazione della voce, potrebbe ammettere che se c’è qualcosa d’infinito che aneli all’eterno, questo sta nella voce, che si riconosce quale straordinario canale tra l’uomo e se stesso, tra Dio e l’uomo stesso. Quando Dio poi creò l’uomo e dalla terra ne trasse la forma, gli diede vita soffiandovi sopra, suono, voce… vita.

Mi piace pensare alla voce come vita, meglio sorgente di vita e ancor più mi è facile pensarlo se considero la voce espressione di un ciclo di aria costante e come tale parte totale di un fenomeno complesso e spontaneo come la respirazione; nella II parte della respirazione infatti, produciamo aria che, attraversando le corde vocali, diviene suono. Le corde vocali poi porte di straordinaria elasticità dell’apparato respiratorio alla pressione dell’aria, soffio di vita, fremono, condividendo un atto d’amore. Sì, perché la voce è ancora tenerissimo atto d’amore, risultato di armonia che governa il nostro corpo, e che talvolta siamo capaci di trascurare, per cui l’aprirsi e il chiudersi al passaggio d’aria, il contrarsi e il rilassarsi dei muscoli, all’emissione di un respiro e poi di un suono è come un palpito di un cuore, che pulsa emozione, amore e vita.

Quando si conosce quest’inestimabile armonia e s’abbraccia la respirazione partendo dal punto, che considero il centro del nostro percepire, il diaframma, si può parlare di voce, come esito finale di un processo miracoloso e proprio perché semplice, così complesso e sconosciuto. Educare alla respirazione sarebbe forse il più brillante modo di coniugare mente e corpo nell’atto più funzionale alla vita di entrambi, eppure è così difficile trovare chi ne sia convinto per poi incappare in filosofie che fanno della respirazione l’arte del vivere bene e in equilibrio. Ecco nell’espressione del suono c’è già in parte un’educazione a vivere bene semplicemente sapendo ascoltare il ritmo di un muscolo che nel suo moto vi partecipa tanto da manifestare la sua natura vitale, la sua forza e intensità. Per comunicare in modo onesto e trasparente con la voce allora basterebbe saper respirare bene e dare così alla voce quella forza che le è congeniale per trovare direzione, intensità e soprattutto intenzione.

Allora la voce è espressione di un equilibrio interiore, di una comprensione più ampia di se stessi soprattutto dei proprio limiti, raggiunge confini altrimenti incomprensibili e talvolta mostra cose non sempre accettabili che mettono in discussione, è partecipe in modo totale di ciò che siamo , del contesto familiare , culturale che viviamo, del livello di profondità a cui aspiriamo quando ci impegniamo ad  andare a fondo per capire le cose, fino a delineare ciò che possiamo fare. La voce dunque è un atto muscolare che sottintende una compresenza di altri muscoli tutti atti a comunicare e rendere fruibile l’emozione, lo stato dell’anima.

Educare a esprimere un suono non vincolato da un genere, da un repertorio, da una canzone però non è così facile, è un gioco complesso dove altre variabili sono da considerare: educarsi all’ascolto, del suono e del non suono, percepire cioè in profondità ogni stimolo, ogni sensazione, ogni stato emotivo, ogni colore e accettarsi, perdonandoci.

La vocalità esprime quindi molto di più di quello che pensiamo e talvolta le canzoni, i vocalizzi catturano solo qualche frammento della vita che c’è dentro una voce, almeno nella misura in cui si vuole o si è educati e far conoscere di sé, ma resta il fatto che i grandi artisti sono ancora quelli che hanno saputo trasformare lo strumento della voce in un quadro onesto e trasparente di vita vissuta, in cui tecnica, cioè qualità di studio e disciplina, e amore si sono dati senza misura in un gesto di purissima generosità.

 

Autore: Ilaria Peretti

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